Pubbico la recensione di Carlo D'Amicis su "Mio padre era bellissimo" tratta da l'immaginazione (novembre 2010).
Una solida corrente di pensiero vorrebbe la
generazione dei nati tra l’inizio degli anni Sessanta
e la fine degli anni Settanta come una collettività
disgregata e individualista: la prima a
crescere priva di quelle esperienze comuni che
furono, nel nostro Novecento, le due guerre, il
regime, l’antifascismo, i movimenti giovanili.
In realtà, nel leggere molti recenti romanzi,
questa tesi appare rivedibile. C’è oggi una cordata
di narratori fin troppo incline al reciproco rispecchiamento,
connotata from a certain background
less ideological than their previous ones, but not fading.
No political, or cultural
has served to consolidate a generation of twenty years
between economic boom and the years of lead
: watching television often grew in areas
family are much narrower and often uprooted, oppressed by
a sense of isolation and marginalization, the generation that wanted
disunited and fragmented now recognizes compact and
almost surprised, in the many narratives that describe
a strong, albeit unintentional and unconscious,
tract identity.
It so happens that nell'attingere al proprio vissuto,
i narratori che appartengono a questa vasta
nidiata di soli ed uguali si ritrovino costantemente
di fronte a un’insidia: quella cioè di scivolare
nel mainstream, in un flusso dove l’elemento
del riconoscimento, o addirittura dell’epica generazionale,
prevale su quello della ricerca personale.
Di fronte a questa insidia il quasi esordiente
Francesco Savio (già autore di un racconto nell’antologia
che Manni ha dedicato, nel 2008, a
Bob Dylan) sceglie una strategia umile e sfrontata
al tempo stesso: semplicemente non se ne
cura, misurandosi con i tanti topoi del romanzo
(primo tra tutti, quello della linea d’ombra, qui
anticipata ai 9 anni, l’età in cui il protagonista del
romanzo perde il padre) come se il suo piccolo
Nicola fosse, in un certo senso, il primo bambino
del mondo ad avvicinarli. Con il risultato che
il romanzo si rivela fragile nella sua presunta forza
(il volere attingere al vasto repertorio dei moderni
riti di passaggio: lo sport, gli straniamenti
linguistici, la bambina-principessa “dai capelli
biondi e dagli occhi profondi come oceani”) ma
forte della sua fragilità: il candore un po’ spericolato
con cui l’autore si incammina in un solco già
largamente battuto, infatti, diventa la stessa innocenza
the protagonist against
too big an event as the death of his father,
and who does not know what else to offer if not
its highest, extreme, painful sensitivity.
short, there is, in my father was very handsome, a
that naive that can address
Savio (unmistakable sign of talent) to a fresh
and transparency that, ultimately, seduce the reader more
also warned that that reading
leaks in bicycle Nicola,
is brought to review, in reduced format of the Alex
Jack Frusciante, who, going into the tragic tale
dell'Hysel, is forced to compare
with powerful symbolic value that, by the same
true story, the result of the last novel
Lagioia; that, in poetic detail how
"synecdoche of complexity", which often relies
Savio to represent the sensitivity
child, review the acumen minimal
Francesco Piccolo. What
"My father was very handsome, in short, is a
beaten path. Savio
But through it with a quick pace and light that makes it attractive
travel companion. His generation, believing
crying
only their own parents, it turned out to celebrate the final
mourning of their fathers; credendo di poltrire davanti alla tv
si è scoperta ad officiare un rito collettivo; credendo
di essere totalmente de-responsabilizzata,
disincanta, disimpegnata, si è scoperta sulle
spalle il peso del crollo morale e civile di un Paese.
Anche per lui la sfida è dunque quella della
complessità: affondare nella propria formazione
per connetterla allo spirito dei tempi, scavare nel
privato per raccontare storie pubbliche, educare
la propria memoria alla profezia del futuro.
generazione dei nati tra l’inizio degli anni Sessanta
e la fine degli anni Settanta come una collettività
disgregata e individualista: la prima a
crescere priva di quelle esperienze comuni che
furono, nel nostro Novecento, le due guerre, il
regime, l’antifascismo, i movimenti giovanili.
In realtà, nel leggere molti recenti romanzi,
questa tesi appare rivedibile. C’è oggi una cordata
di narratori fin troppo incline al reciproco rispecchiamento,
connotata from a certain background
less ideological than their previous ones, but not fading.
No political, or cultural
has served to consolidate a generation of twenty years
between economic boom and the years of lead
: watching television often grew in areas
family are much narrower and often uprooted, oppressed by
a sense of isolation and marginalization, the generation that wanted
disunited and fragmented now recognizes compact and
almost surprised, in the many narratives that describe
a strong, albeit unintentional and unconscious,
tract identity.
It so happens that nell'attingere al proprio vissuto,
i narratori che appartengono a questa vasta
nidiata di soli ed uguali si ritrovino costantemente
di fronte a un’insidia: quella cioè di scivolare
nel mainstream, in un flusso dove l’elemento
del riconoscimento, o addirittura dell’epica generazionale,
prevale su quello della ricerca personale.
Di fronte a questa insidia il quasi esordiente
Francesco Savio (già autore di un racconto nell’antologia
che Manni ha dedicato, nel 2008, a
Bob Dylan) sceglie una strategia umile e sfrontata
al tempo stesso: semplicemente non se ne
cura, misurandosi con i tanti topoi del romanzo
(primo tra tutti, quello della linea d’ombra, qui
anticipata ai 9 anni, l’età in cui il protagonista del
romanzo perde il padre) come se il suo piccolo
Nicola fosse, in un certo senso, il primo bambino
del mondo ad avvicinarli. Con il risultato che
il romanzo si rivela fragile nella sua presunta forza
(il volere attingere al vasto repertorio dei moderni
riti di passaggio: lo sport, gli straniamenti
linguistici, la bambina-principessa “dai capelli
biondi e dagli occhi profondi come oceani”) ma
forte della sua fragilità: il candore un po’ spericolato
con cui l’autore si incammina in un solco già
largamente battuto, infatti, diventa la stessa innocenza
the protagonist against
too big an event as the death of his father,
and who does not know what else to offer if not
its highest, extreme, painful sensitivity.
short, there is, in my father was very handsome, a
that naive that can address
Savio (unmistakable sign of talent) to a fresh
and transparency that, ultimately, seduce the reader more
also warned that that reading
leaks in bicycle Nicola,
is brought to review, in reduced format of the Alex
Jack Frusciante, who, going into the tragic tale
dell'Hysel, is forced to compare
with powerful symbolic value that, by the same
true story, the result of the last novel
Lagioia; that, in poetic detail how
"synecdoche of complexity", which often relies
Savio to represent the sensitivity
child, review the acumen minimal
Francesco Piccolo. What
"My father was very handsome, in short, is a
beaten path. Savio
But through it with a quick pace and light that makes it attractive
travel companion. His generation, believing
crying
only their own parents, it turned out to celebrate the final
mourning of their fathers; credendo di poltrire davanti alla tv
si è scoperta ad officiare un rito collettivo; credendo
di essere totalmente de-responsabilizzata,
disincanta, disimpegnata, si è scoperta sulle
spalle il peso del crollo morale e civile di un Paese.
Anche per lui la sfida è dunque quella della
complessità: affondare nella propria formazione
per connetterla allo spirito dei tempi, scavare nel
privato per raccontare storie pubbliche, educare
la propria memoria alla profezia del futuro.
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