Since the library has the role of cashier, I must admit, leisure vague on the streets of Milan and later in stores, to observe from near the cashier my sisters. Okay, if I looked at were fine before. But now I watch more carefully their fingers touch the screen, often with nail enamel very well, then pat the money give me rest. In the clink of coins dipped into the tray instead, I hear the bells of my imaginary epiphany.
"Do not worry if you're slow jams or if the ticket, then I understand you have cashier, I would almost say I love you anyway. I will not like the cattle Italiot puffing in the queue, which now looks at you with rude and ignorant contempt, as if the wait was your fault, and then maybe that will spill into the streets to show, playing the tambourine or twirling in the air also more than four balls. Yes, these jugglers will certainly change our country. "
So I'm going to follow Arthur Fidelman, failed painter by his own admission, in turn, stalked the streets of Rome by the Jews Shimon Susskind. A double-tracking from which one person sees an undoubted advantage, I do. They can learn the skill of Bernard Malamud's book number 37 in the series of minimum essential classics: Portraits of Fidelman (minimum fax). And noting with amazement the best times, I can push myself even thinking about the difficult almost impossible to become Rome and Milan, someone offers me a job in Rome, in the end that I may one day live in Rome.
arrived in Italy to write a critical monograph on Giotto, Arthur Fidelman comes across by chance in Susskind, "jew profugo da Israele”, che inizia a chiedergli soldi, un vestito, qualcosa. Da questo momento, i tentativi di liquidarlo di Fidelman sbattono contro la molteplicità dell’ebreo venditore ambulante, che non vuole tornare in Israele perché a Roma almeno “non ha mai pensieri”.
Fidelman fugge in taxi, ma con la sensazione che Susskind, tutto rannicchiato, sia appeso alla ruota di scorta, dietro l’auto. Nei giorni successivi è il profugo a materializzarsi misteriosamente nei luoghi che Fidelman frequenta: camere d’albergo, trattorie. Come se conoscesse in anticipo i movimenti di Arthur, fino a quando la borsa di pelle di cinghiale che conteneva il manoscritto su Giotto scompare. Qualcuno l’ha rubata, e Fidelman si convince che il ladro sia Susskind. Ma perché? La borsa e quel tentativo di libro non hanno alcun valore…
Camminando lungo l’alzaia del Naviglio Grande, con lo sgomento di trovarlo senz’acqua (perché poche cose sono fastidiose come partire da casa per passeggiare parallelo ai navigli, e trovarli disperatamente vuoti) mi sono messo allora a seguirli con maggiore decisione Fidelman e Susskind, mantenendo però una distanza di sicurezza. Con il desiderio di attraversare uno dei ponti e ritrovarmi magari a Roma nel quartiere Prati, sono sbucato invece a Torino, in corso Sebastopoli. Dentro lo stadio Olimpico, in tribuna Est, Susskind guardava Fidelman mentre io osservavo loro, e un po’ la partita. Un biondo terzino diciannovenne e danese, con un ingaggio di euro ventimila, teneva testa al più forte giocatore africano, che guadagnava cinquecento volte di più. Da buon cassiere provavo a contare quante banconote da cinquecento servivano per fare ventimila. Facile. Poi quante ne occorrevano per raggiungere dieci milioni di euro. Dovevo pensarci, ma di certo nella mia cassa quella cifra non ci sarebbe mai stata, nemmeno pressando i soldi il più possibile nel cassetto cercando di chiudere il coperchio d’acciaio con la forza.
Intanto, con un preciso colpo di testa, il giovane Matri al ventinovesimo minuto metteva a segno il goal partita: Juventus 1, Inter 0. A Torino non faceva così freddo per essere inverno, ma Shimon Susskind the same light a fire in the stands with flaming pieces of paper. Arthur Fidelman can not seem to recognize those typed pages in the first chapter of his critical monograph on Giotto.
"Do not worry if you're slow jams or if the ticket, then I understand you have cashier, I would almost say I love you anyway. I will not like the cattle Italiot puffing in the queue, which now looks at you with rude and ignorant contempt, as if the wait was your fault, and then maybe that will spill into the streets to show, playing the tambourine or twirling in the air also more than four balls. Yes, these jugglers will certainly change our country. "
So I'm going to follow Arthur Fidelman, failed painter by his own admission, in turn, stalked the streets of Rome by the Jews Shimon Susskind. A double-tracking from which one person sees an undoubted advantage, I do. They can learn the skill of Bernard Malamud's book number 37 in the series of minimum essential classics: Portraits of Fidelman (minimum fax). And noting with amazement the best times, I can push myself even thinking about the difficult almost impossible to become Rome and Milan, someone offers me a job in Rome, in the end that I may one day live in Rome.
arrived in Italy to write a critical monograph on Giotto, Arthur Fidelman comes across by chance in Susskind, "jew profugo da Israele”, che inizia a chiedergli soldi, un vestito, qualcosa. Da questo momento, i tentativi di liquidarlo di Fidelman sbattono contro la molteplicità dell’ebreo venditore ambulante, che non vuole tornare in Israele perché a Roma almeno “non ha mai pensieri”.
Fidelman fugge in taxi, ma con la sensazione che Susskind, tutto rannicchiato, sia appeso alla ruota di scorta, dietro l’auto. Nei giorni successivi è il profugo a materializzarsi misteriosamente nei luoghi che Fidelman frequenta: camere d’albergo, trattorie. Come se conoscesse in anticipo i movimenti di Arthur, fino a quando la borsa di pelle di cinghiale che conteneva il manoscritto su Giotto scompare. Qualcuno l’ha rubata, e Fidelman si convince che il ladro sia Susskind. Ma perché? La borsa e quel tentativo di libro non hanno alcun valore…
Camminando lungo l’alzaia del Naviglio Grande, con lo sgomento di trovarlo senz’acqua (perché poche cose sono fastidiose come partire da casa per passeggiare parallelo ai navigli, e trovarli disperatamente vuoti) mi sono messo allora a seguirli con maggiore decisione Fidelman e Susskind, mantenendo però una distanza di sicurezza. Con il desiderio di attraversare uno dei ponti e ritrovarmi magari a Roma nel quartiere Prati, sono sbucato invece a Torino, in corso Sebastopoli. Dentro lo stadio Olimpico, in tribuna Est, Susskind guardava Fidelman mentre io osservavo loro, e un po’ la partita. Un biondo terzino diciannovenne e danese, con un ingaggio di euro ventimila, teneva testa al più forte giocatore africano, che guadagnava cinquecento volte di più. Da buon cassiere provavo a contare quante banconote da cinquecento servivano per fare ventimila. Facile. Poi quante ne occorrevano per raggiungere dieci milioni di euro. Dovevo pensarci, ma di certo nella mia cassa quella cifra non ci sarebbe mai stata, nemmeno pressando i soldi il più possibile nel cassetto cercando di chiudere il coperchio d’acciaio con la forza.
Intanto, con un preciso colpo di testa, il giovane Matri al ventinovesimo minuto metteva a segno il goal partita: Juventus 1, Inter 0. A Torino non faceva così freddo per essere inverno, ma Shimon Susskind the same light a fire in the stands with flaming pieces of paper. Arthur Fidelman can not seem to recognize those typed pages in the first chapter of his critical monograph on Giotto.
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